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In valle Varàita, sulle Alpi Occidentali, lavorano in ambito socio-sanitario un assistente sociale, cinque operatori socio-sanitari, sei medici di base e cinque infermieri professionali. Il loro lavoro è coordinato in parte dall'ASL di competenza e in parte dal Consorzio Monviso Solidale che, in particolare, si occupa della gestione dei servizi alla persona, i quali assumono in ambiente montano importanza fondamentale per la sopravvivenza e prosperità dell'intera comunità.
L'esclamazione tutta piemontese che da il titolo al film e che significa "Oh, mio Dio!", è quella che più sorge spontanea di fronte ai "casi" che il documentario racconta. In più ricorda la sigla con la quale vengono identificati coloro i quali con il loro lavoro sono oggi fondamentali per molta gente della montagna: sono gli OSS, Operatori Socio Sanitari, senza dimenticare ovviamente infermieri e medici di base.
L'approccio alle vicende raccontate è assolutamente istintivo, la troupe assiste e documenta quanto succede, senza intromettersi, senza manipolare in alcun modo le situazioni che si alternano nella narrazione. Il montaggio evidenzia i momenti più significativi, inducendo alla riflessione attraverso quanto i protagonisti delle storie dicono o semplicemente fanno intuire nel fluire delle loro azioni; non vi è aggiunta di una sola parola da parte di voci estranee al racconto. In questo modo si entra in punta di piedi nelle case della gente, nelle loro vite e nei problemi della montagna in generale: la malattia, l'alcolismo, la solitudine, anche solo l'affrontare in quei luoghi una condizione naturale come la vecchiaia.
Sottolineano i vari momenti le sole note della fisarmonica di Davi Arneodo nella libera interpretazione della "Gigo de Blins", una danza tradizionale della Valle Varàita, la valle della "Bajo" di Sampeyre.